Gente del Quindicesimo

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Campo di colza
di Luigi Martignoni

 
La colza è una pianta che, una volta cresciuta, diventa alta fino a due metri.
Camminare in un campo di colza, a Luglio, quando questa pianta ha prodotto tutti i suoi piccoli semi, grandi come granelli di pepe, risulta un’impresa abbastanza difficoltosa.
Non si vede che ad un metro, in quanto la pianta è più alta di una persona media, e le centinaia di rametti che sostengono i piccoli semi, spostati nell’avanzare, si intrecciano e formano una rete che, a volte, blocca la persona stessa. Ci si deve fermare, slegare i rametti annodati fra di loro, e solo allora si può ripartire.
Ci si ritrova pieni dei piccoli semi che, essendo la pianta matura, si staccano alla più piccola vibrazione, e si infilano ovunque. Si hanno le tasche, le scarpe, ed anche le orecchie piene di questi semi.
Quando si cammina in un campo di colza, un particolare campo di colza, posto in un particolare posto, vi è un punto, nel mezzo del campo, nel quale la colza non è cresciuta.
Forse non è stata seminata, forse non è riuscita ad attecchire, forse è stata distrutta da un particolare evento. Allora si arriva in una radura e sapete cosa si vede?


Tutto nasce da una vacanza, una vacanza che voleva essere sia di svago che educativa, una vacanza che gli Amici del 15°, in quanto grandi amanti della storia recente e passata, amerebbero sicuramente fare.
Una vacanza che per due bambini, di 12 e 13 anni, significa il premio di un anno di scuola. Dopo aver studiato la storia si andava a vederla. Così come sono molto educative le gite organizzate dall’associazione lungo i Fori Imperiali, altrettanto lo è una vacanza nel centro Europa.
Innanzi tutto si vede la geografia. Si vedono le colline e quei grandi fiumi che noi incrociamo nella nostra terra molto raramente.
Si vedono anche città che nascono dalla nostra storia e che hanno a loro volta fatto la nostra storia.
La prima meta è stata Treviri. Antica città romana. Avamposto dell’impero diventatone organo pulsante e qualche volta centro dello stesso. Costantino vi soggiornò, lui che aveva creato Costantinopoli, e vi fece costruire una Basilica, un luogo cioè che, cito il Prof. Zingarelli, era: Edificio pubblico romano con grandi sale e corridoi per adunanze giudiziarie, politiche, anche per comizi, letture, ecc.
Vi sono poi delle terme, forse il segno più moderno della cultura romana, esempio di quella educazione e pulizia che l’umanità ha riconquistato solo nell’ultimo secolo.
La seconda tappa è stata Aquisgrana, la città di un altro imperatore, l’ultimo vero, ma il primo di quella che ora è diventata l’Europa.
Ora non si parla più di impero romano, ma di Franchi; Franchi che erano poi sia Germani che Belgi, che Ispanici ed anche Italici, insomma erano Europei.
Il Papa stesso si scomodò a raggiungere questa città, per volere dell’ imperatore, Carlo Magno, per benedire la Cappella Palatina ( del palazzo), cappella che ora è il cuore del duomo di Aquisgrana.
Qui un uomo, che ebbe la forza di fermare i Mori e ridare a Roma un’autorità che da qualche secolo aveva perso, si sedeva solo, e distante da tutti gli altri suoi cavalieri, al primo piano della sua cappella, su un trono staccato dal terreno, al solo cospetto di un Dio benedicente riprodotto a mosaico proprio dinnanzi alla seduta dell’imperatore.
Neanche a dirlo, il portale del duomo si chiama “Porta della Lupa” ed al suo ingresso vi si trova una lupa bronzea del II sec. dopo Cristo, probabilmente portata ad Aquisgrana dall’imperatore stesso, così come vi portò quello che sarebbe diventato per qualche secolo il suo sarcofago.
Questo sarcofago, nel quale Carlo Magno riposò fino alla sua santificazione, si trova nel museo del Duomo; viene chiamato, grazie ai suoi bellissimi bassorilievi, rappresentanti scene mitologiche, il sarcofago di Proserpina o di Persefone.
Il fatto importante è, però, che il primo inquilino di questo sarcofago, sembra, sia stato lo stesso Augusto.
Poi il viaggio continua, e si arriva finalmente al campo di colza.
Per raggiunger il campo si deve percorrere una via che i Francesi hanno chiamato Via Sacra. Congiunge la città di Verdun a quella di Bar le Duc.
In questa zona, durante la prima guerra mondiale, furono immolate tante giovani vite per la salvezza della loro patria. Camminare per queste vie, in questi campi, corrisponde a visitare le rive del Piave o il sacrario di Redipuglia.
Ora l’insegnamento non riguarda uomini famosi, ma grandi uomini.
Non si vuole che i miei figli ricordino i loro nomi come si devono ricordare quelli di Costantino e di Carlo Magno.
Si vuole che imparino a ricordare quelle persone che se lo sono semplicemente meritato. Si vuole insegnare, tramite l’esempio di questi nostri amici, l’amore e la dedizione per il proprio lavoro, per la propria vocazione.
Si vuole che imparino che: un collega, anzi, meglio, un amico, col quale hai diviso tante avventure, col quale hai dormito nelle tende e volato sui cieli dell’Italia e del deserto Iracheno, non deve essere mai dimenticato.
Si vuole che imparino il valore dell’amicizia e della stima per gli altri.
Valori che spero di essere riuscito a passare ai miei figli.
Poi si torna alla domanda iniziale. Cosa si vede da una radura dentro un campo di colza?
Si vede un campo di colza visto dall’interno.
Potrà sembrarvi banale ma, un campo di colza visto da fuori è semplicemente un’altra cosa di un campo di colza visto da dentro.
Questa non vuole essere semplice speculazione filosofica, è una realtà che si può capire solo vivendola. Lascio a voi, se mi credete, l’opportunità di scoprirlo provando.
Una cosa però va detta.
A Luglio, troverete la radura, all’interno del campo di colza, ricoperta da tanti fiori di campo, colorati e vivaci come la vita che rinasce, come l’araba Fenice che prende la linfa vitale dalle proprie ceneri.