Gente del Quindicesimo

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  Spariamo Accurati Ricordate

  L’Aviere Scelto Pietro Bonannini, il mitragliere infallibile della 170ª Squadriglia R.M.L.

di Giacomo De Ponti

Armiere di velivolo plurimotore da R.M.L. partecipava a numerosissime azioni di guerra, dimostrando in ogni circostanza eccezionale sprezzo del pericolo, alto senso del dovere e sereno ardimento. In prossimità di munitissima base nemica in nove cruenti combattimenti sostenuti, abbatteva sette velivoli da caccia.

In una particolare azione di esplorazione, assalito da tre caccia nemici dopo averne abbattuto uno, resasi inefficiente l’arma principale di bordo, con estrema abilità e sangue freddo, smontava un’altra arma posta nel settore secondario e riportandosi nella torretta centrale azionando in condizioni difficilissime colpiva ripetutamente e metteva in fuga i rimanenti assalitori. Durante un’azione con bimotore di nuova dotazione, benché ferito alla mano destra, aggrappato alla sua arma, sventava i rabbiosi attacchi di due caccia nemici abbattendoli entrambi in fiamme. Magnifica tempra di soldato e fulgido esempio di eroismo che illumina di vivida luce le più alte vette dell’ardimento dell’Arma e della sua Specialità”.

Queste le parole con le quali la Regia Aeronautica sintetizzò l’operato dell’asso degli abbattitori, ancorché non pilota, affinché fosse concretizzata la volontà del Capo del Governo, il quale, colpito dalle sue gesta, intendeva concedergli la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Bonannini chiese, in luogo della decorazione, di poter essere promosso e di passare nel servizio attivo; per disposizione dello stesso Mussolini egli fu così promosso da Aviere Scelto al grado di Aiutante di Battaglia.

Senz’altro parole del tutto lusinghiere e di cui andare orgogliosi, ma più di ogni decorazione e riconoscimento Bonannini sarà stato appagato e soddisfatto dalla fiducia incondizionata che i suoi compagni di equipaggio riversavano in lui: diceva di lui un motorista all’indomani di una rischiosa missione sul Mediterraneo: “Preoccupazione? Paura? No, davvero! Con noi c’era Bonannini e con lui si sta tranquilli, puoi giurarlo!”

 Ancora una volta gli equipaggi della Ricognizione Marittima, pur con i loro aeroplani inadeguati, hanno dimostrato come ardimento, determinazione e personale abilità, abbiano potuto mettere in seria difficoltà un avversario fin troppo fiducioso della propria superiorità tecnica, al punto da infliggergli pesanti lezioni di combattimento e perdite difficilmente sostenibili. Fra essi Pietro Bonannini, con la sua Medaglia d’Oro al V.M. convertita nella promozione al massimo grado dei Sottufficiali, tre Medaglie d’Argento al V.M., una Bronzo al V.M., una Croce di Guerra al V.M. e 10 abbattimenti accertati, è senza retorica un “asso” (1) ed Eroe da mai dimenticare.

Le gesta dell’Aviere Scelto Pietro Bonannini, armiere della 170ª Squadriglia R.M.L. sono efficacemente raccontate dal celebre giornalista e storico dell’aviazione Cesare Falessi nel racconto che segue, tratto da una intervista da lui fatta a Bonannini e pubblicata sul numero 9 del 1954 della rivista “Cielo”; sul filo conduttore di questo racconto si sono aggiunti commenti ed annotazioni tratti da altro materiale storico riguardante le vicende di Pietro Bonannini.

 

Bonannini il mitragliere infallibile”

 

E’ il 25 ottobre 1941. I tre caccia nemici escono all’improvviso da un banco di nubi ed appaiono minacciosi in coda al pesante idro da ricognizione marittima, arrivandogli addosso ad una velocità doppia della sua. La tragedia si svolge fulminea: una raffica, due raffiche, tre. Il capo pattuglia sbanda, barcolla nell’aria come un uccellaccio ferito. E’ un attimo: una fiammata improvvisa lo avvolge in un rogo immenso e precipita in mare tra fiotti di schiuma. Gli altri due giudicano assai più prudente abbandonare quella preda così dura e si allontanano rapidamente. 

Ma, sull’idrovolante Bonannini, l’armiere che ha fatto fuoco, quasi non crede ai propri occhi: ha abbattuto un aereo, ha colto la sua prima vittoria!

Così breve è stato il combattimento che neanche ha potuto rendersi ben conto di quello che ha fatto; ma i compagni di bordo sono entusiasti e lo coprono di abbracci.

(Il Diario Storico della 170ª Sq. di quel giorno registra, senza particolare enfasi, che “L’idro viene attaccato da una pattuglia di apparecchi da caccia del tipo Hurricane. Nel combattimento che ne seguiva un velivolo nemico veniva abbattuto e gli altri due ripetutamente colpiti venivano messi in fuga”; si registra altresì il consumo di 127 colpi di mitragliatrice sparati contro il nemico - ndr).

 Qualcuno dirà in seguito trattarsi di un caso, qualcuno accennerà in tono un pò invidioso alla fortuna.

Ma lui li aspetta al varco, ché vuol confermare ciò che confusamente ha avvertito in quell’attimo che è durato il combattimento: la sua volontà di vincere e, soprattutto, la sua capacità di vincere. E non aspetta molto: l’occasione gli si presenta il 13 dicembre 1941.

Questa Volta sono di scena due avversari temibili, i famosi « Spitfire », gli Sputafuoco, onore e vanto delle forze aeree di Sua Maestà Britannica; avvistato il nostro ricognitore essi arrivano velocissimi all’attacco, per cogliere quella che pensano sia una facile preda. Si accostano, vengono giù.

 Ma Bonannini attende vigile: una raffica, un’altra. Anche stavolta il combattimento è stato breve, e l’armiere sorride soddisfatto osservando uno degli Spitfire che va a baciare le onde mentre l’altro sparisce rapidamente dalla circolazione. (Scrive in quell’epoca Federico Frezzan: Niente fortuna, niente combinazione. Non c’è più dubbio. Bonannini è un abbattitore sicuro).

(Ancora il Diario Storico della 170ª Sq. di quel giorno registra che: “L’idro viene inseguito e quindi attaccato da cinque apparecchi da caccia di cui due da caccia del tipo Spitfire e tre da bombardamento. Nel combattimento che ne segue nonostante la netta inferiorità, il nostro apparecchio riesce ad abbattere un caccia nemico ed a fugare gli altri”. Saranno sparati 173 colpi di mitragliatrice contro il nemico – ndr).

Adesso gli equipaggi se lo contendono a bordo: tutti lo vorrebbero con loro. E dimostra che la sua fama non è immeritata con uno di quegli episodi che siamo soliti vedere al cinema, quando il protagonista della pellicola passa come un fulmine abbattendo di qua e abbattendo di là, sparando come un cow-boy e riuscendo verso la fine a trionfare di tutti gli avversari (e a sposare una bella figliola che si trovava casualmente nei paraggi).

E’ passata appena una settimana dal suo ultimo scontro: è il 20 dicembre 1941, il ricognitore sul quale egli è imbarcato sta tranquillamente volando ad alta quota, in cerca di navi nemiche. Ad un tratto spuntano fuori i caccia avversari: tre stavolta, e sono i temibili Spitfire, sempre loro!

Calano rabbiosamente, uno dietro l’altro: Bonannini sta all’erta, però, signori nemici, se non lo conoscete ancora, imparerete presto.

Partono infatti le prime raffiche. L’aereo di testa continua la sua folle corsa e va ad infilarsi in mare. “Uno”, pensa trionfante l’armiere infallibile; e si china sull’arma mira il secondo, preme la leva di sparo. Niente. L’arma si è inceppata. Gli Spitfire effettuano intanto il primo passaggio e sforacchiano un’ala. Pregustano forse il sicuro successo? “Ah no”, dice Bonannini, “così non può andare”; smonta l’arma inutile dal cavalletto (2), corre alla torretta inferiore, vi leva la piccola mitragliatrice (3) installata. Torna su e si accorge che è troppo piccola per adattarla al posto della vecchia. Lavora febbrilmente: ma gli Spitfire. stanno tornando minacciosi. E’ un attimo: la sua decisione è presa. Con la canna dell’arma sfonda la calotta di celluloide della torretta, e imbracciando la mitragliatrice spara così, (4)  meravigliosamente sicuro, come se si trovasse ad una partita di caccia ed avesse una doppietta invece della pesante arma.

I caccia nemici sono colpiti, ripetutamente: allora se ne vanno, forse a malincuore. ma hanno capito che non c’è niente da fare con quell’aereo così validamente difeso.

Col sorriso del trionfatore Bonannini entra nella leggenda.

(Il Diario Storico della 170ª Sq. di quel giorno ci dice che: “Durante la missione all’altezza di Malta l’idro viene attaccato da tre velivoli da caccia nemici del tipo Spitfire. Nel combattimento seguitone un apparecchio viene abbattuto, un altro probabilmente ed il terzo fugato…Nell’impossibilità di continuare la missione per le avarie riportate e per aver esaurito le munizioni l’apparecchio rientra alla base” – ndr).

Ormai ci ha preso gusto, e la vittoria sembra compiacersi delle attenzioni di quel giovanotto biondo, perchè lo ha preso per mano e lo tiene stretto. Ed incomincia la serie dei suoi scontri.

Un Bristol-Blenheim? Abbattuto alla seconda raffica. (Nella relazione della missione del giorno 15 febbraio 1942, di ricerca dei naufraghi di un CZ 506B della stessa Squadriglia abbattuto in precedenza, contenuta nel D.S. della 170ª, così scrive il Comandante dell’83° Gruppo: “In particolare metto in evidenza lo spirito combattivo dell’armiere, il quale è al suo quarto combattimento con risultati positivi, dovuti alla calma e tempestività con cui controbatte l’offesa nemica” – ndr).

  

Due Spitfire? Colpiti entrambi, vengono a collisione e piombano in mare (E’ il 9 maggio 1942 ed il D.S. della Squadriglia così registra il combattimento: “…l’armiere vede apparire due apparecchi da caccia monoplani, monomotori in posizione defilata di coda. Il primo apparecchio giunto ad una distanza di circa 500 m. apre il fuoco contro di noi. L’armiere reagisce tempestivamente con la mitragliatrice da 12.7 all’attacco nemico. In seguito all’attacco il pilota reagisce con una forte picchiata virando stretto sulla sinistra…L’armiere inizia la raffica contro il secondo apparecchio che colpito si incendia e con un mezzo rovesciamento va ad investire, durante la caduta, il primo, che si trova in basso a sinistra sotto la coda del nostro apparecchio e precipitano entrambi in mare. Si fa un giro intorno al punto di caduta ben distinto da una chiazza di un diametro di una quarantina di metri; al di sopra di essa ancora ben visibile una colonna di fumo biancastro. Eseguo una fotografia del punto di caduta”. Seguono parole di apprezzamento per il comportamento del valoroso armiere che ha raggiunto il suo 7° abbattimento - ndr)

 

  

Ed ancora un incauto Bristol (Blenheim – ndr) tenta di far fuori il solitario ricognitore italiano. Ma va! la storia è la solita, ed il mare accoglie un altro inglese (la data non è certa ed il D.S. manca di riferimenti. Tuttavia facendo il conto degli abbattimenti, l’evento dovrebbe essere antecedente a quello dei due Spitfire; solo così, contando questo come il 5°, con i due Spitfire avrebbe raggiunto quota 7, come risulta in quella relazione - ndr).

Bonannini è imbattibile: e per il Mediterraneo si sparge la fama di quel tiratore eccezionale, che non sbaglia mai, e sul quale nessun caccia può aver ragione.

Ma il nemico ha uomini coraggiosi che non hanno paura di alcune voci o di un uomo solo, anche se è una specie di giovane Dio sempre vincitore; e la gente dell’aria, lo si sa, qualunque sia il suo paese, è gente che ha del fegato da vendere.

(A questo punto è necessario inserire un pezzo di storia che nel racconto di Falessi manca. Infatti Bonannini, tra l’abbattimento del Bristol e quelli del 1943 di cui si parlerà a breve, ha chiuso il 1942 con un’altra bella vittoria, l’ottava; il D.S. della Squadriglia registra che il 5 novembre: “All’inizio della missione il nostro aereo viene attaccato da due bimotori del tipo Bristol Blenheim. Nel combattimento che ne segue uno degli attaccanti viene abbattuto e l’altro, ripetutamente colpito, viene volto in fuga” – ndr).

Così, quella mattina del 6 gennaio 1943, i due Bristol-Blenheim che battono la zona intorno alle Baleari, non esitano a piombare su di un isolato aereo da ricognizione tricolore. Sono sicuri di se stessi, consci della loro forza e della loro superiorità. A bordo del nostro aereo tutti sono preoccupati: stavolta è difficile tirare fuori la pelle. Il marconista avverte la base, così sapranno trovarli se vanno giù e prepara già il cifrario segreto laminato di piombo da gettare in mare in caso di incidente. I piloti danno tutto gas: sperano, sperano ma sanno che non possono farcela.

I due bimotori inglesi aumentano di velocità….si preparano per l’attacco, piombano in coda al nostro idro, sparano...

Alto là Signori, qui c’è Bonannini: la mitragliera dorsale spara, spara, spara. L’armiere invincibile è tutt’uno con la sua arma, l’idrovolante italiano sputa fuoco come un dannato. Il Bristol di sinistra perde quota, rallenta, va in mare. Sotto all’altro! Bonannini è raggiante, sorride al vento della corsa, ed alla carezza della vittoria. L’inglese arriva fulmineo ed apre il fuoco: Bonannini avverte un colpo duro alla gamba, sente il sangue che gocciola per la tuta. Ma non fa niente: mira deciso, preme i pollici sulla leva di sparo. Parte la raffica ed il Bristol vira, si abbassa, finisce in mare sollevando una grande ondata.

Bonannini respira di sollievo. Finalmente si può adagiare indietro; l’equipaggio corre a fargli festa, lo tirano giù, lo medicano. Per l’ennesima volta il “Mitragliere della Morte”, in nome dell’Italia, ha vinto. (Circa questi eventi purtroppo non è stato possibile reperire elementi di arricchimento perché il D.S. di Squadriglia, come di tutti i reparti dell’A.M., dell’anno 1943 non è disponibile, forse mai redatto o forse disperso in conseguenza degli eventi successivi all’8 settembre 1943 – ndr)

 Sul destino di Bonannini successivo all’anno 1943 non vi sono dati certi; in un articolo su di lui, una Domenica del Corriere del 1944 scrive le gesta dell’“ardimentoso mitragliere” “che poi doveva cadere gloriosamente nel mare stesso sulle cui rive era nato”. E’ comunque probabile, come riportato da una flebile traccia di difficile conferma o smentita, che Bonannini sopravvisse alla guerra e che continuò a volare ed a servire nell’Aeronautica Militare del dopoguerra, finché, come racconta una fonte vicina ai familiari, nel settembre 1961, in volo nei pressi di Latina con l’aereo privato di un vecchio commilitone, perì insieme a lui in un incidente.

 

Ma forse è per noi bello ricordarlo così……………..

  Breve nota sull’araldica della 170ª Squadriglia R.M.L.

Anche questa volta l’occasione del ricordo delle gesta di Pietro Bonannini ci aiuta a fare un cenno sull’araldica della sua Squadriglia.

La 170ª è una delle numerose Squadriglie della Ricognizione Marittima che non è sopravvissuta ai successivi rivolgimenti ordinativi avvenuti dalla fine della guerra ad oggi. All’inizio della guerra era in organico all’LXXXIII Gruppo R.M. (insieme alle Squadriglie 184ª, 186ªed 189ª), ma alla data dell’8 settembre 1943, insieme alla “sorella” 186ª ed al Gruppo R.M., sparisce dall’ordine di battaglia della Regia Aeronautica; il Gruppo sarà ricostituito nel maggio del 1944 con due nuove Squadriglie, le stesse che ha oggi: la 141 ª e la 171 ª, che furono “autonome”. Nella ricostituzione del 1980, successiva allo scioglimento del 1959, il reparto diventato Centro SAR ha mantenuto le due Squadriglie del 1944, così della 170ª rimarrà memoria solo nei suoi Diari Storici di guerra e nelle gesta degli uomini che le fecero onore.

Lo spunto per ricordare lo stemma che, come era consuetudine per tutte le Squadriglie RM e buona parte dei reparti della R.A., decorava gli aerei di Bonannini, lo crea il fortunato quanto raro ritrovamento nel D.S. del 1942 dell’immagine che segue, relativa proprio allo stemma a quel tempo ideato per la Squadriglia.

 

Lo stemma è spiritoso e spontaneo, ma di non facile ed immediata interpretazione. Certo la bomba animata che traguarda la nave nemica con occhio illuminante, attraverso una lente di ingrandimento e vi si dirige contro a precipizio, rappresenta con efficacia la risposta che i reparti della Ricognizione Marittima sono preparati a dare alla minaccia navale avversaria. Ci sono tuttavia ancora tre messaggi da interpretare:

  • la scritta “170 e basta !!” sulla bomba appare come una dichiarazione di capacità e prevalenza professionale che deve essere accettata senza discussioni dalle Squadriglie sorelle e “rivali” nella Specialità; oppure vuole essere un rafforzativo minaccioso contro le navi nemiche alle quali la Squadriglia offre, senza alternative, bombe…e basta;
  • l’orologio portato dalla bomba, potrebbe rappresentare il concetto di precisione e puntualità nella scoperta e nell’intervento da parte dei ricognitori;
  • il volatile che viene portato per il collo dalla mano destra della bomba somiglia per fattezze generali ad un airone (senz’altro non sembra un gabbiano o altro uccello acquatico) e sembra venir condotto sull’azione, come a volergli insegnare…come si fa; se questo è il messaggio, è senz’altro indovinato, con quella punta di goliardia che senz’altro animava i reparti della Specialità: possiamo ben comprendere infatti come la 170ª, da poco riequipaggiata con i nuovi CMASA RS 14 nel 1942, avesse l’animo di insegnare il mestiere agli “aironi” (i Cant Z 506B) delle altre Squadriglie.

Lo stemma fu effettivamente realizzato ed utilizzato sui velivoli, come dimostra questa foto che lo ritrae sulla fusoliera di un RS 14.   

 

Come di consueto in queste ricostruzioni araldiche, segue il disegno, di recente realizzazione, di un RS 14 nella colorazione del 1943, con lo stemma di Squadriglia, replicato in colori che, mancando foto originali, si presumono di fantasia.

 

 

 Testi consultati e fonti

Articolo “Bonannini mitragliere infallibile” di Cesare M. Falessi, rivista “Cielo-uomini, macchine, avventure di volo” n. 9 anno 1954, Roma

Articolo “”Bonannini l’abbattitore” di “il folletto”, rivista “L’Ala d’Italia” n. 6 anno 1943, Milano

Articolo “Il mitragliere volante” di Leonida Fietta, rivista “La Domenica del Corriere” n. 24 dell’11 giugno 1944, Milano

“Araldica del cielo”, Franco Pagliano (scritto nel 1943), Rizzoli Editore, Milano 1978

“La Regia Aeronautica 1939 – 1943”, Nino Arena, ed. SMA-USSMA 1981

Diari Storici della 170ª Sq. R.M.L. e dell’83° Gruppo R.M. anni 1940-1942, fonte SMA-USSMA (i D.S. del 1943 non sono disponibili)

 

  1. Ancora una volta ricordiamo che al quinto abbattimento, viene conseguito il titolo di “asso”.
  2. Una mitragliatrice SAFAT o Scotti dal temibile calibro di 12.7 mm.
  3. Una meno potente SAFAT da 7.7 mm.
  4. Ne uscirà con una profonda contusione alla clavicola destra, causata dal forte rinculo dell’arma.