Gente del Quindicesimo

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Differenti e difettosi
(Antonio “Totonno” Toscano)

Questo racconto, che come si leggerà è centrato più sull’uomo che sulla macchina, è stato volutamente pubblicato per ultimo nella serie di “inediti” perchè a nostro giudizio (gli editori) sintetizza in modo egregio il concetto centrale del libro, ovvero la simbiosi che si è realizzata in decenni di “servizio” tra la macchina e gli uomini che con essa e grazie ad essa hanno portato la salvezza dal cielo. Una relazione unica e difficile da replicare, forse irripetibile nel suo genere.

1Circolava anni fa tra le file degli “elicotterari” una versione adattata al nostro mondo della nota poesia sul volo “High flight” (volo ad alta quota) di John Gillespie Magee Jr. dal titolo evocativo “Low flight” (volo a bassa quota) nel quale l’anonimo autore contrapponeva alle estasi dei piloti di mezzi ad alte prestazioni, capaci di raggiungere appunto l’alta quota, le frustrazioni e gli spaventi dei piloti di elicottero, costretti dalle bizzarre caratteristiche del loro mezzo a voli molto meno esaltanti.
Insieme a questo ironico poema si è affermata una vignetta che, insieme ad una riuscita descrizione, sintetizza la vera natura del pilota di elicottero. Ve la riproponiamo per introdurre il tema di questo racconto, tratto sempre dalla ineguagliabile, satirica, affezionatissima penna dell’indimenticabile Antonio “Totonno” Toscano: è vero che coloro che operano con gli elicotteri possono apparire o anche sentirsi “differenti e difettosi”, ma di fronte alle loro azioni ed operazioni tutte le ironie scompaiono, vale e parla per loro ciò che di grande fanno ogni giorno.
Volare: verbo che si riferisce al volo di pennuti in origine ed al volo degli esseri umani a bordo di una macchina che s’innalza nell’aria, successivamente.
Per i pennuti, destino naturale della loro esistenza, il volo rappresenta la capacità di lavoro, di sostentamento e di sopravvivenza; qualcuno dura di più, qualcuno viene impallinato dal cacciatore che si procura il gusto di procacciare cibo a mezzo fucile che scaglia pallini di piombo, previo botto.
Insomma non è per nulla facile la loro esistenza.
La seconda specie che s’innalza per aria, appartiene al genere umano, sognatore senza dubbio, di poter emulare il modo a cui non appartiene.
Fra le specie e le sottospecie, c’è una molto singolare: una specie che cavalca un “coso” munito di pale che girano vorticosamente creando la spinta ed il sostegno, tanto che questo coso condotto da questa specie, fa cose che ad altri sempre strambe.
Mentre un mezzo tuonante veloce sfreccia da punto a punto, fendendo l’aria con la sua sagoma affusolata, il mezzo semi-serio con le “pale che girano”, goffo e bitorzoluto, si posa come il pensiero, sui clivi e sui colli, atterra e decolla da piccoli spazi, passa in mezzo ai vicoli e, con rapidi dietro-front, torna e riparte.
Per condurre il “coso” servono umanoidi particolari, forse differenti e difettosi.
Altezze condominiali tipo catena Himalayana, sono un poco precluse, per cui chi viene scelto per sua motivazione o per sua pena, deve considerare che le altezze vanne ponderate, così come vanno ponderate mille altri fattori, come i volatili che eleggono a possibile nido la bocca dei motori, come il traffico aereo dilettantistico, ultraleggeri, semilavorati, incartapecoriti, carceri mandamentali, quelle di massima sicurezza, isole penitenziarie, funivie, teleferiche, aquiloni e fionde.
A bordo del “coso” c’è poi un nugolo di persone che pretendono di fare la loro parte, specializzati che controllano apparati contorsionanti, di trasmissione moto, di lubrificazione, di alimentazione; siano essi idraulici o elettronici.
Ancora uno strano tizio che dovrebbe essere fuori luogo perché non è nell’acqua a cui s’addice, ma dall’aria scende nell’acqua e poi pretende di farsi recuperare con un cavo, mentre il “coso” immobile traballa e vibra in aria.
Se serve, nel “coso” ha un piccolo pronto soccorso, con medico ed infermiere, pronti anche all’evenienza di un parto…
Ma insomma, chiede il profano, che diavoleria è mai questa.
Due persone poste sul davanti che mentre conducono, parlano con più radio contemporaneamente, parlano fra loro, parlano con gli altri a bordo, controllano, sudano, s’affannano e, devono state attenti a non essere “impallinati” se si trovano in luoghi poco salutari.
Uno che manovra anche un bocca da fuoco, un altro seduto a cavalcioni con una enorme porta aperta, ne manovra un'altra come un pungiglione di scorpione.
Se si posa in luoghi insalubri costoro scendono e spianano fucili avanti, ai lati, con strani copricapo con speciali unicorni.
- Ancora???ma allora è vera stregoneria!!!
- Aspetti, non basta, i difetti non vanno mai da soli.
Se di notte, su di una nave in mezzo al buio mare, serve e molte volte serve, il “coso” s’invola nel buio, trova la nave e salva una vita dichiarata in “imminente pericolo di vita”…fa scendere uno di loro e poi con cavo, barella o cesto, porta nel coso lo sventurato.
- Scusi sa, ma allora non è il malvagio, anzi per ciò sono angeli…
Sì, egregio, siamo angeli, un poco particolari, non di vesti bianche ed ali, ma di cuore sano, di petto ferreo, di fegato dolce e di gambe toste. I difetti li abb2iamo tramutati in risorse.
Siamo quelli del 15°, sa, quello Stormo dell’Aeronautica Militare che si occupa di queste cose; cerchiamo di fare il nostro lavoro come meglio possiamo e, molte volte, al di sopra delle obiettive possibilità. Scegliamo gente di particolare tipologia umana, quelli che sanno fare gruppo insieme, quelli che sanno lavorare e vivere sempre insieme ad altri. Quelli che pilotano, li cresciamo, li addestriamo, li smussiamo, abbattiamo i miti dei loro cuori e innestiamo loro uno speciale senso: l’elicotteromania bilaterale, in senso verticale ed orizzontale con annessi sintomi di equipaggiomania stabilizzata.
Gli altri sono superspecialistici, mi perdoni la cacofonia, sono allevati nel brodo della tradizione, una grossa cosa, un innesto speciale di coraggio, di rispetto, di spregiudicatezza, di professionalità altissima; per loro non servono squilli di tromba o tuoni spaziali, basta uno sguardo, un cenno; sono anni ed anni di lavoro incessante, di contatti umani, di testimonianze…non è poca cosa, mi creda.
Di questa specie umana un poco difettosa, abbiamo un risultato, una evidenza come si dice in campo scientifico, abbiamo un’ Associazione che raccoglie memorie e testimonianze, valorizza la voglia di stare insieme, che accomuna famiglie, che comunica…anche questo particolare difetto trasfigurato in risorsa.
Elicottero è il coso, una macchina; equipaggio è l’organismo che fa vivere la macchina, che la rende capace; senza di loro non sarebbe mai stato possibile.
La tipologia di questa Gente, rende possibile episodi di grande ed altissimo valore.
Questo “senso” non te lo regala nessuno, lo si apprende attraverso il costante lavoro e la costante applicazione. Eroi? No; semplicemente GENTE DEL QUINDICESIMO.
Mammajut!