Gente del Quindicesimo

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La storia siamo noi

 di Antonio Toscano

 

Sapete come ci si trova davanti alla Storia aeronautica? Nu’ poco spaesati. E questo perché si pensa solo ai grandi uomini che domavano macchine a dir poco avventurose, ma nulla si sa sui contesti personali, evitando di fornire ai curiosi di vicende umane il pretesto per discutere. Negli annali troviamo solo capacità aviatorie, abilità in campo tecnico, ma poco, molto poco, su uomini e sul loro contesto. É qualcosa che ho sempre rimproverato agli storici di professione, pensando invece che sarebbe stato utile descrivere storie umane per comprenderne appieno i processi mentali. Un difetto di fabbrica tutto mio.

bracciano

Mi scuserete quindi se continuo a battere il tasto dolente, descrivendo come si arriva ad un mondo diverso da quello che ognuno può leggere su di un libro specializzato.

 

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La storia siamo noi

di Antonio Toscano

Sapete come ci si trova davanti alla Storia aeronautica? Nu’ poco spaesati. E questo perché si pensa solo ai grandi uomini che domavano macchine a dir poco avventurose, ma nulla si sa sui contesti personali, evitando di fornire ai curiosi di vicende umane il pretesto per discutere. Negli annali troviamo solo capacità aviatorie, abilità in campo tecnico, ma poco, molto poco, su uomini e sul loro contesto. É qualcosa che ho sempre rimproverato agli storici di professione, pensando invece che sarebbe stato utile descrivere storie umane per comprenderne appieno i processi mentali. Un difetto di fabbrica tutto mio.

bracciano

Mi scuserete quindi se continuo a battere il tasto dolente, descrivendo come si arriva ad un mondo diverso da quello che ognuno può leggere su di un libro specializzato.

 Per dirla meglio, se volessi sapere della Gioconda basterebbe leggere sulla storia della pittura del cinquecento, ma capirei veramente poco della “sua storia” se non sapessi di Leonardo da Vinci, di come nasce, di come si orienta e si evolve la sua partecipazione al mondo, di come realizza poi la sua opera, a cosa s’ispira, da dove trae il soggetto e come ne rappresenta l’immagine che non nasce mai dal nulla, ma trae sempre sostentamento dal proprio contesto.

Il Pippy – al secolo Sergio Venosa da Bracciano – è uno che ha creato contesto, non solo, ma prima di lui il padre aviatore che ha volato, nientepopodimenoche, con il Re, con Mussolini e con tutti i più grandi Comandanti storici dell’Aeronautica.

Frequentando il Pippy, e focalizzando il suo contesto, si può capire come il famoso sportello di un certo aereo recante l’effige del “Jolly” non sia finito in mani sbagliate.

Dovete sapere che il soprannome Pippy gli fu affibbiato una sera nebbiosa e densa di fumi alcolici da un certo Ugo Donati, pilota di rosso pelo, friulano DOC, che vedeva in lui una cosa speciale, un atteggiamento amicale forse mai provato, un rispetto ed un calore che pensava esistesse solo fra le montagne da cui discendeva, ispirandosi al più famoso personaggio di calzelunghe.

Per il solo fatto di essere il pilota preferito dagli ARS che si avvicendavano a turno nel servizio Soccorso di Base, nella Trapani-Birgi degli anni 70, Ugo Donati coniò seduta stante lo pseudonimo col quale noi tutti amici chiamiamo con affetto Sergio Venosa. É una storia anche questa, riportabile però solo fra la stretta cerchia degli habitué della sua cantina scavata nella millenaria roccia braccianese.

In questo contesto, che ha visto una parte della storia degli umani con la divisa azzurra, si è appreso ad esempio che il famoso aereo con cui Agello fece uno strabiliante record sul lago di Bracciano fu allestito dal padre del nostro socio, che si occupò dell’impianto di comunicazione T/B/T. Un tassello informativo, ma che rende sicuramente onore anche allo sconosciuto specialista. Infatti nessuno documenta mai, salvo rare eccezioni, il contributo dello specialista.

Senza cadere nelle trappole della dietrologia, occupiamoci invece di quel contesto.

La cantina famigerata del Pippy è stata più volte la sede del nostro Consiglio Direttivo che colà, tra un fiasco è l’altro, tra una pappardella ed un dolcetto, ha preso decisioni importanti per il sodalizio, mostrando tutta la lucidità e la serietà di cui ha bisogno un CD. I percorsi storici forse si sono creati anche con questa ritualità.

Questo contesto, chiamiamolo però col il suo nome, questo covo, è accessibile a pochi eletti, che sparsa la cenere sul capo, osservato il periodo quaresimale, purificato nello spirito del Quindicesimo Stormo, viene accolto dall’anfitrione Pippy e presentato al tavolo regio, previo ed accorto esame di quello che ha portato, non solo in termini solidali (Do Ut Des), ma in termini di spirito amicale e fraterno sancito dal sacro tirocinio di quel Reparto unico e speciale che è il Quindicesimo.

Il covo degli astanti è un buco antico scavato nella roccia. In anticamera c’è un piccolo cucinino come premessa e promessa; come da antiche vestigia, poi tramite una ripida scala si scende nelle viscere del Sancta Sanctorum, dove c’è il tavolo regio con salami, prosciutti, formaggi, pane, soprattutto vino e dove viene servito dall’accorto comitato il pranzo del giorno. Un rito, se volete, pagano certamente, ma che unifica quello che si è già purificato; diventa una fonte battesimale (perdonate Signore la blasfemia) dove nell’intimo di ciascuno si cementa la deriva storica con l’uomo: questo si chiama creare contesto.

Ora, se mettiamo il caso il Pippy non fosse esistito, si perderebbe la traccia di questo processo umano che vuole l’attempato anfitrione legato al nuovo partecipante alla mensa-cenacolo, il vecchio che aleggia indomito con il nuovo che si propone, un sentimento che non è possibile documentare negli annali, ma che trova nelle migliori anime l’essenza del legame, rendendo visibile l’invisibile.

Questa è la magia che il Pippy propone nella storica cantina, che ha già visto e che si ostina a cancellare dalla memoria. Un tradizione demandata da padre in figlio. E non c’è cosa migliore per onorare il padre già storico aviatore silente.

Il cuore, sempre lui, se ne giova; il giovane riprende colore dal pallore con cui è entrato in quel magico luogo; l’anima vola libera ai comandi del più sofisticato degli elicotteri, che non ha input o output, ma che parla la lingua comprensibile dell’amicizia, della fratellanza e del legame che intercorre tra il vecchio ed il nuovo, dal passato remoto al presente indicativo, in un solo attimo e da ciò trae nuova linfa vitale per le sfide della vita.

Gli voglio dare un nome: “colleganza”, ovvero lo spirito di solidarietà che ci deve sempre legare; il vecchio collega che unisce una squadra laddove ogni tentativo istituzionale fallisce; magia di quel contesto così informale.

La storia, quella ufficiale delle date, dei periodi, delle eccellenze, dei fatti che hanno caratterizzato la siglatura, è cosa per documentaristi; la storia della componente umana del Quindicesimo e del proprio contesto di cui noi siamo fieri, è qualcosa che ci appartiene, perché le pareti del cuore hanno orecchie e memoria.

Ne è passato di tempo da quando il Pippy era feroce catturatore dei frequentatori dei corsi in territorio ostile (Tommasi ne sa qualcosa); ne è passato di tempo da quell’agosto del 79 quando noi due insieme provammo i primi recuperi – piattaforma, verricello, barella, cesto - nel lago di Bracciano con un equipaggio mitico: Barale-Mazzucco e Cioffi-Pompei, uomini che appartengono alla storia del Quindicesimo e dell’HH.3F e di cui poco si parla.

Spero proprio che non si cancelli mai quello che costoro hanno dato all’A.M.

Come si può capire da questo piccolo omaggio al Pippy ed al suo antro, la storia ha bel altri percorsi ed a volte bisogna proprio prendere le strade secondarie e poco battute per capire i suoi percorsi. In vero c’è che la storia la fanno gli uomini e non altro; le opere sono la testimonianza, ma per capirle bisogna parlare dell’uomo e della sua esistenza.

Desiderio utopico potrebbe essere quello di fare un mini-Museo del Quindicesimo, dedicato all’uomo accanto alle sue opere ed al suo contesto, dove ci sarebbe sicuramente posto per il Pippy e la sua cantina.

MAMMAJUT


Mammajut