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Pillole di storia – Perché il mondo aeronautico tende “alla sinistra”

 

Riflettiamo un po’ su questo: da sempre siamo abituati a “montare” (non a caso, come si vedrà ho usato questo verbo…) su di un aereo dalla parte sinistra della sua fusoliera, sino al punto che lo abbiamo ormai assimilato come un comportamento naturale. Con le dovute eccezioni per taluni elicotteri il cui accesso avviene da portelloni aperti a destra (HH-3F

ad esempio), perché ha prevalso l’uso di salire a bordo solo da questo lato e non dall’altro o da entrambi? Iniziamo dicendo, per chiarezza di riferimenti spaziali, che il “lato sinistro” di un aeromobile, come pure di una nave e di un cavallo… viene definito tenendo lo sguardo rivolto alla prua, con la coda o poppa alle spalle.

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Imbarco a sinistra su due aeroplani di ultima generazione:un Airbus A380 ed  un F35 Joint Strike Fighter 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Con questa premessa e con un po’ di conoscenza delle origini dell’aviazione e delle consuetudini ad esse associate, che di seguito rievocheremo, verrà semplice trovare la spiegazione a questa pratica che, immutata, si trasporta nel tempo.

E’ noto che il mondo aeronautico “moderno”, quello dei “velivoli” come ebbe a battezzarli il Vate D’Annunzio[1], nasce agli albori del XX secolo, in un


[1]Il Vate, paladino dell'aviazione italiana, introdusse il vocabolo come neologismo dedotto dal mondo classico per definire la “macchina volante” nel romanzo Forse che sì forse che no: “Ora v’è un vocabolo di aurea latinità – velivolus, velivolo – consacrato da Ovidio, da Virgilio, registrato anche nel nostro dizionario; il quale ne spiega così la significazione: "che va e par volare con le vele. La parola è leggera, fluida, rapida; non imbroglia la lingua e non allega i denti; di facile pronunzia, avendo una certa somiglianza fònica col comune veicolo, può essere adottata dai colti e dagli incolti. Pur essendo classica, esprime con mirabile proprietà l’essenza e il movimento del congegno novissimo.”


contesto permeato dalle culture marinare e della cavalleria[1]; ad alcune delle peculiari caratteristiche che contraddistinguono i “sistemi operativi” di queste due aree, navi e cavalli, vanno ricondotte le influenze sul costume di entrare ed uscire da un aeroplano dalla sua parte sinistra.

Il primo riferimento lo si trova in antiche pratiche navali, dove il lato sinistro, detto “port side” (o lato del porto, mentre il lato destro è detto starboard side[2]) era quello di attracco per lo sbarco e l’imbarco di passeggeri e merci, determinato dal fatto che il timone era posizionato nella parte destra della poppa; per proteggerlo nelle manovre di approdo, l’imbarcazione si avvicinava quindi alle banchine dal lato sinistro. Oggi le navi approdano indifferentemente a sinistra ed a destra, ma la terminologia si è mantenuta nel tempo.



[1] Nel 1909, il Tenente di Vascello Mario Calderara fu il primo allievo della prima scuola civile per piloti di aeroplano, aperta a cura del Club aviatori Roma a Centocelle (Roma), con un apparecchio Wright e con istruttore lo stesso W. Wright. Conseguì a Centocelle il brevetto n. 1 di pilota rilasciato dall'Aero Club d'Italia in data 10 maggio 1910, seguito dal Tenente del Genio Umberto Savoia.

[2] Un’altra pratica si è trasferita dalle navi ai velivoli: il codice di colorazione dei fanali di via delle navi, rosso a sinistra e verde a destra, è il medesimo adottato poi nelle luci di navigazione delle estremità alari di tutti gli aeromobili.


 
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Una “vecchia” signora del mare, Nave Vespucci ormeggiata al suo “Port side”

Per la nostra analisi, il punto di riferimento più recente ed affine al mondo dei velivoli lo troviamo nella Cavalleria, Arma che in Italia come in molti altri paesi ha dato il principale fondamento all’Aeronautica Militare, Francesco Baracca primo fra tanti; sui loro moderni purosangue alati, i Cavalieri aeronauti “montavano” proprio come erano abituati con il cavallo: dal fianco sinistro, essendo la monta dal fianco destro del quadrupede ostacolata dalla sciabola che veniva (e viene) portata al fianco sinistro.

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Così negli anni quella che iniziò come una pratica dettata da necessità oggettive di adeguare i comportamenti alle caratteristiche tecniche di mezzi è diventata una consuetudine, una sorta di tradizione. Questa consuetudine a sua volta ha influenzato le soluzioni costruttive degli aeroplani e delle infrastrutture aeroportuali: nei monoposto militari per lungo tempo i tettucci si aprivano verso destra (con l’eccezione dell’F 104, con apertura a sinistra ed accesso dal lato destro) ed anche ora che si aprono centralmente all’indietro (EF 2000) o in avanti F 35 JSF), si preferisce ancora l’accesso tradizionale da sinistra.

La tecnologia evolve, ma i piloti sono restii ad abbandonare la “monta”a sinistra: il Nieuport 17 di Ruffo di Calabria del 1916, il CR42 della Regia Aeronautica nel 1942 non hanno vincoli costruttivi, né i piloti sono armati di sciabola, ma la tradizione si consolida.

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L’”anomalo” F 104 con la “monta” da destra ed un più tradizionalista EF 2000 con la “monta” dalla parte “giusta”, sulla fusoliera sinistra.

Nel mondo aeronautico civile la sinistra è riservata alle operazioni con i passeggeri, mentre il destro è stato organizzato per i servizi (carburante, rifornimenti, catering…) ed i bagagli, in ossequio alla contemporaneità e speditezza delle operazioni; gli stessi “finger”, i tunnel di imbarco e sbarco, degli aeroporti sono realizzati per operazioni esclusivamente da sinistra.

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L’A 380 deve imbarcare fino a 538 passeggeri, tutti attraverso 3 porte sulla fusoliera sinistra.

In conclusione di questo breve e leggero intrattenimento una riflessione.

Siamo nel campo delle supposizioni? Delle deduzioni tratte dalle osservazioni? Certezze assolute non ve ne sono, le origini degli usi e delle consuetudini dell’uomo sovente si perdono nella nebbia del tempo, ma ancora una volta abbiamo potuto constatare come interpretazioni plausibili e realistiche possono essere trovate nella lettura attenta della storia, sempre maestra di equilibrio tra innovative conquiste e tradizioni preservate…almeno finora.

Giacomo De Ponti